Anteprima sulla mostra ‘Raffaello giovane e il suo sguardo’, in programma alla Pinacoteca comunale di Città di Castello, nell’ambito del cinquecentenario di Raffaello, promossa dal Comitato nazionale per le celebrazioni, la Regione ed il Comune.
“La previsione è inaugurare la mostra il 30 Ottobre 2021, passiamo questo testimone a chi verrà, essendo alle vigilia di una consultazione elettorale” ha detto l’assessore alla cultura in rappresentanza dell’Amministrazione comunale. “Pensiamo che il valore di questo evento, sia dal punto di vista puramente artistico che per la promozione di Città di Castello, come meta d’arte, sarà condiviso. Ringrazio le curatrici, gli uffici, il Poliedro e gli imprenditori che hanno sostenuto la mostra partecipando all’Art Bonus. Il Covid e i postumi della pandemia su tutti gli aspetti organizzativi ci hanno costretto a cambiare i nostri piani più volte ma non a rinunciare a questa occasione, che dopo il Centenario di Burri, riporta la Città e i suoi beni artistici sotto i riflettori internazionali. Abbiamo investito molto sulla mostra, sia il Comune, che la Regione e il Comitato, ma siamo convinti che la ricaduta sarà adeguata e servirà per far crescere l’immagine della città e l’attrattività dell’intera Umbria”.
Anche la Soprintendente Archeologia Belle Arti e paesaggio dell’Umbria Elvira Cajano è intervenuta per illustrare come la mostra si inserisce nelle peculiarità regionali e nazionali dell’arte mentre Marica Mercalli, direttore generale Direzione Sicurezza Patrimonio Culturale e curatrice della mostra, ha parlato dei restauri connessi alla mostra ‘Raffaello giovane e il suo sguardo’: “Siamo intervenuti su importanti opere di Raffaello come i frammenti della pala di San Nicola da Tolentino conservati nel Museo di Capodimonte e lo stendardo della pinacoteca di Città di Castello. I restauri delle opere esposte rappresentano uno dei risultati duraturi della mostra ed è un merito del Comune aver voluto dedicare parte dei finanziamenti concessi dal Comitato nazionale per le celebrazioni del cinquecentenario della morte del grande pittore urbinate ai restauri di queste opere. In tal modo questa mostra è diventata un importante momento di studio, di ricerca e di approfondimento come dimostrato dagli interventi pubblicati nel catalogo”. Laura Teza, docente di Storia dell’Arte moderna all’Università di Perugia e curatrice della mostra, ha parlato della mostra “come un momento di approfondimento e rilettura dei primi passi di Raffaello da giovane. Il periodo tifernate è la sua palestra. Dallo Stendardo alla Trinità che c’è il suo percorso di maturazione e la linea di sviluppo delle opere che realizzerà in futuro. Per questo una lettura specifica e completa sugli anni in cui lavorò in città per prestigiosi committenti, si rivelerà molto interessante per far progredire gli studi, sempre work in progress, su Raffaello. Crediamo nell’assetto strategico di cultura e qualità del territorio che passa attraverso la valorizzazione delle sue bellezze artistiche e delle sue professionalità artigianali. Vogliamo bandire un concorso di idee su un manufatto, un prototipo ispirato alle prime opere di Raffaello, rivolto alle eccellenze artigianali tradizionali della grafica legno tessile ceramica”. Tullia Carratù, in rappresentanza dell’Istituto centrale del restauro, si è soffermata sull’intervento di restauro dello Stendardo: “Grazie alla lungimirante iniziativa del Comune di Città di Castello e in accordo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, l’Istituto Centrale per il Restauro, diretto da Alessandra Marino, ha nuovamente restaurato questa notevole prova giovanile dell’Urbinate. Com’è noto, l’Istituto aveva già condotto precedenti interventi conservativi dell’opera. Nel 1952-1953 erano state restaurate entrambe le facce di cui si compone lo Stendardo della SS. Trinità. Trent’anni dopo, nel 1983, si intervenne solo su quella raffigurante La Trinità con i santi Sebastiano e Rocco, e nel 2003, l’intervento riguardò l’altro lato con la Creazione di Eva. Il restauro appena compiuto, diretto da Tullia Carratù, ha affrontato con una nuova consapevolezza critica il problema centrale dell’integrazione pittorica delle due tele fortemente lacunose, operazione esclusa dai precedenti, rigorosissimi e minimali interventi ispirati alle fondamentali teorie di Cesare Brandi. La metodologia di intervento integrativo individuata, pur rimanendo fedele al rispetto dell’integrità originaria del testo pittorico difesa da Brandi, si è fondata sui dati certi suggeriti dalla figuratività sopravvissuta nei frammenti, evitando così di essere interpretativa, analogica o di fantasia. Le metodologie di integrazione adottate sono quelle utilizzate dall’Istituto, il tratteggio ad acquarello e le velature, facilmente riconoscibili, identificabili e del tutto reversibili. In questo modo è stato possibile ‘ricucire’ e ricostituire in parte l’interezza potenziale che le due tele originali conservano, superando lo stato di grave discontinuità e frammentazione del lacunoso tessuto figurativo che provocava continue interruzioni e cesure nella lettura generale delle immagini, favorendone una migliore leggibilità e apprezzamento delle loro straordinarie qualità artistiche”.
L’anteprima sulla Mostra è proseguita con la proiezione del video realizzato dalla Corale Marietta Alboni ‘Il nostro Raffaello’, un tributo alla città e al dialogo che da secoli intrattiene con la presenza del grande artista e le tracce delle sue opere: “Presentiamo in anteprima documentario Il nostro Raffaello, realizzato per permettere a chiunque di fare un’escursione, presi per mano da Raffaello stesso, e camminare sulle strade, le piazze, entrare nelle chiese, talvolta sconosciute oggi anche a tanti Tifernati, per le quali il Maestro ha realizzato opere intramontabili – ha spiegato Leonardo Becciu, presidente della Corale Marietta Alboni -. Toccheremo vette sublimi consapevoli di quanto l’aver vissuto nella nostra città abbia inciso in profondità nella formazione dell’adolescente Raffaello. Non solo i grandi artisti che lo hanno preceduto entrano in scena, ma, secondo noi con una rilevanza forse ancor maggiore, la luce, i profumi, i colori e tanto altro. Tutto quello, detto per inciso, che appartiene quotidianamente anche a noi che abbiamo la ventura di vivere negli stessi luoghi. L’obiettivo è dunque quello di tornare consapevoli e maggiormente felici alla nostra ferialità, migliorati e salvati dalla Bellezza”.
In chiusura la presentazione del manifesto della Mostra Raffaello giovane e il suo sguardo, che scopre a figura intera il San Sebastiano, già introdotto negli inviti, in cui lo sguardo, il colore ritrovato e la cifra artistica di Raffaello già matura sono stati ritenuti dalle curatrici, elementi rappresentativi di quanto l’esposizione offrirà ai visitatori.